La personalità ossessivo compulsiva vive in un mondo senza sfumature di colori: le cose sono bianche oppure nere.
Queste regole estreme sono governate da un principio morale severo e da una rigorosa attenzione ad ogni dettaglio tendente sempre al raggiungimento della perfezione altrimenti la persona con Disturbo di Personalità Ossessiva Compulsiva (DOCP) teme di non essere visto, di non esistere per gli altri.
Per il DOCP esistono logiche, valori, colori, ragioni assolute: le situazioni di mezzo sono a priori escluse. Salta da un estremo all’altro e le alternative altrui diverse dalle sue non esistono e non dovrebbero esistere. Infatti non sono minimamente prese in considerazione.
La persona con DOCP viene anche definita personalità dicotomica proprio perché per lei esistono due modi di interpretare la realtà ed il mondo e sono alternative opposte: bianco o nero, giusto o ingiusto, bello o brutto, tutto e niente tra pensieri e comportamenti in contraddizione tra loro.
La persona con DOCP per vivere e proteggersi dalle sue paure usa i parametri della razionalità, delle regole, dell’ordine meticoloso e puntiglioso escludendo le emozioni. Pertanto non ha riguardi nè considerazione verso questi aspetti esistenziali, a chi non rientra dentro i suoi parametri e schemi mentali rivolge critiche severe e giudicanti, ferendo e ove possibile punendo l’altro quando il ruolo glielo consente. La persona con DOCP è formale, còmpita, educata, corretta, vigile e controllante il comportamento dell’altro, non lo perde di vista ed è pronta a giudicarlo, sgridarlo, criticarlo e punirlo quando non corrisponde ai suoi schemi rigidi.
Per tale modo di intendere la realtà e gli altri il DOCP tende a comandare anche quando dà consigli e lo fa con modalità e toni così costellati di precisazioni e dettagli da trasformarli in ordini dispotici e prepotenti e rendere l’ambiente insopportabile.
La persona con DOCP è assolutamente affidabile nel suo ruolo peró si fida solo di se stesso non degli altri, delegare è rischioso e per evitare i rischi che teme e prevede (anticipando il futuro) si sovraccarica di lavoro, anche del lavoro degli altri. La sua vita è occupata da impegni e lavoro pianificati nei minimi dettagli.
Nella sua preoccupazione di guardare sempre avanti, al futuro è così “risparmiosa” in vista di probabili difficoltà finanziarie da risultare avara. Si priva pertanto di molti piaceri e soddisfazioni rinunciando a moltissime cose belle della vita.
La persona con DOCP ha perso i contatti con la sua realtà affettiva ed emotiva infatti le sue relazioni sono concentrate sul dettaglio perfezionistico. È vero che dedica la sua vita al lavoro ma è altrettanto vero che grossa parte del suo tempo è sprecato nel rincorrere la perfezione al punto da rimandare impegni inderogabili perché non si sente pronto ad avere quella forma perfetta che le cose dovrebbero assumere secondo il DOCP.
La persona con DOCP è controllante anche verso le sue stesse emozioni che non devono trasparire: se accadesse si sentirebbe debole e vulnerabile e non potrebbe tollerarlo.
La persona con DOCP quando perde il controllo che sta esercitando si arrabbia ma difficilmente lo fa vedere.
Al contrario del disturbo narcisista che declina ogni suo comportamento attraverso l’autoesaltazione ( tu non sai chi sono io), la persona con DOCP si auto-svaluta e auto-critica in modo severo perchè pervaso dal dubbio di non valere nulla e di non essere all’altezza.
Anche i sentimenti nel DOCP si coniugano attraverso questi due parametri di valore e capacità perché teme di non essere adeguato e dunque rifiutato per cui ha una bassa autostima che a malapena sta in piedi.
Le autoprofezie su se stessa al negativo
«Sovente siamo noi a determinare il destino della nostra vita attraverso le autoprofezie al negativo. Avere di sé un’idea negativa equivale, in pratica, ad esserlo. Quante occasioni abbiamo perso semplicemente perché non ritenevamo di essere all’altezza di esse, avendo, in realtà, le risorse per poterle affrontare?» (Watzlawick).
La persona con DOCP durante l’infanzia non è stata riconosciuta nei suoi bisogni emotivi e affettivi, e neppure nelle sue capacità che sono state declinate secondo i parametri del giusto, del dovere, delle regole e dei compiti inderogabili, la maggior parte delle volte si è sentita dire “non hai fatto altro che il tuo dovere..”
I genitori della persona che svilupperà un DOCP hanno ridimensionato e sminuito le sue capacità e i suoi bisogni, rendendo l’infanzia di questa creatura grigia, con scarsi momenti di gioia, di socializzazione, di valorizzazione dell’esplorazione degli altri e dell’ambiente circostante.
Dentro questo grigiore con poco vita la personalità infantile ha dovuto restringersi, incanalarsi in un tunnel stretto e creare regole per sopravvivere in maniera meno difficile e dolorosa.
Ecco spiegate le regole esistenziali riduttive, bianco- nero ecc
La psicoterapia cognitiva e l’EMDR aiutano la persona a percorrere un viaggio a ritroso nel tempo in quei sentimenti, bisogni e ricordi di accadimenti, -partendo dal valorizzare quei bisogni esistenziali di quel bambino che era stato in passato- riconducendolo verso emozioni sane e sentimenti di leggerezza e libertà;
aiuta inoltre la persona ad avvicinarsi con fiducia a se stessa e agli altri.
Partendo dalla relazione terapeutica la persona con DOCP comincerà lentamente a mettersi in gioco anche nelle relazioni all’esterno affidando, ove possibile e in progressione, piccoli compiti agli altri;
La aiuta inoltre ad accrescere l’autostima e la fiducia in se stessa attraverso l’esposizione progressiva a compiti più strutturati e soprattutto la aiuta ad imparare a stare nel presente con le proprie emozioni e bisogni dando a questi ultimi la dignità della dimensione umana condivisa che tanto promuove il senso di appartenenza e di condivisione al genere umano, conquista ineludibile in ogni cambiamento è necessaria per fronteggiare i momenti difficile che la vita riserva ad ognuno di noi.