La storia di Elisabetta
Buonasera Elvira,
l’altra volta mi ha chiesto di descrivere come mi sento è sono cambiata in questo anno.
Non è facile descrivere quello che sento, ci provo, forse ci vorranno un po’ di mail, intanto inizio con questa. Non è cambiata una cosa grande, ma tante piccole cose che insieme hanno portato ad un risultato grande.
Ho imparato ad ascoltarmi, a sentire e a fidarmi delle mie sensazioni. Sono molto più sicura di me, non perché penso di sapere quello che mi aspetta, ma perché ho la consapevolezza di avere gli strumenti per affrontare quello che mi capiterà. Ho tante piccole risorse che posso comporre ed adattare alle situazioni nelle quali mi posso trovare, anche se completamente nuove.
Una delle conquiste più importanti è stata riuscire a sentire quello che provo, ascoltarmi senza cercare di darmi una spiegazione, di razionalizzare, di inquadrare, imbrigliare, inscatolare le mie sensazioni.
Oggi ho pensato che forse ho sempre avuto una forte empatia nei confronti degli altri, ma non ero in grado di gestirla.
Non so se riesco a spiegarmi: prima sentivo con prepotenza chi mi stava intorno ma non ero capace di sentire me stessa. Il risultato era che mi perdevo annullando me stessa e per difendermi tiravo su un muro abbastanza spesso da non farmi toccare.
Adesso mi accorgo che più imparo a sentire la mia voce più riesco ad ascoltare chi mi sta intorno.
Non ho più bisogno di tirare su muri, perché non rischio di annullarmi negli altri, perché non rischio di perdermi, perché so chi sono.
Un’altra conquista è il fatto che posso “permettermi” di provare anche sentimenti negativi. Prima non li legittimavo, li negavo. Negavo il mio dolore, la mia rabbia, forse perché pensavo che negandoli non li avrei provati, ma in realtà capisco ora che queste sensazioni sono una conseguenza necessaria per farmi capire le situazioni nelle quali sto male. Negarli significa togliere l’allarme, è come avere un antifurto senza sirena.
L’incontro difficile e temuto è avvenuto e credo sia un esempio di come sono cambiata.
Sono andata all’incontro con una idea chiara di cosa volevo. Ho conservato la calma e la lucidità, non ho perso di vista il mio obiettivo, anche se mi sono sentita dire delle cose che avrebbero potuto farmi arrabbiare molto.
La cosa diversa rispetto a come avrei reagito qualche tempo fa è che in effetti le cose che ho sentito mi hanno fatto arrabbiare, ma è come se avessi preso la parte “buona” di questa rabbia, e l’avessi usata per mantenere la lucidità e la determinazione.
Prima davanti a certe affermazioni avrei provato un senso di ingiustizia violento, mi si sarebbe chiusa la gola dalla rabbia, oppure per paura di provare questo avrei negato di stare male, avrei soffocato quella sensazione per farla sparire.
Questa volta no, questa volta non ho negato nulla, l’ho sfruttato per me.
Provavo distacco, ma non distacco nel senso di indifferenza o negazione di quanto quello che stava accadendo mi stesse toccando. E’ stato un distacco consapevole che mi ha permesso di valutare la situazione con la lucidità necessaria.
Questa volta non ho razionalizzato la rabbia per negarla, ho convogliato l’energia che mi dava a mio vantaggio.
E’ stata una sensazione strana perché ho percepito con chiarezza che mi stavo comportando in un modo nuovo ma non è stato come se stessi applicando uno schema non mio, è stata una sensazione di naturalezza, senza la forzatura di un comportamento studiato o acquisito.
Finisco qui, ci sono tante altre cose, queste sono le prime che sono uscite fuori.
Ci sentiamo nei prossimi giorni.
Buona notte, un abbraccio