Sono strumenti della mente umana che permettono ad ogni essere umano quella sicurezza-padronanza che se manca é causa di disagio in ogni contesto di vita. La psicoterapia serve a introdurre e poi integrare durante il suo percorso con l’aiuto del terapeuta (l’altro) gli strumenti mancanti per poter risolvere il disagio alle origini.
Cos’é la Metacognizione ?
Per Metacognizione intendiamo la consapevolezza/riconoscimento dei nostri stati fisici, mentali ed emotivi e di come sentiamo/interpretiamo il nostro mondo interno ed esterno da cui le emozioni scaturiscono. Dalle emozioni originano i comportamenti che sono la diretta risposta di quel personale modo di interpretare e sentire dentro di noi quanto accade dentro e intorno a noi.
Riconoscere emozioni come: la rabbia, la tristezza, la gioia, la trepidazione, il disgusto, la preoccupazione, l’apprensione, il timore, la paura, l’affaticabilità, l’invidia, la gelosia, la vergogna, il disagio, il desiderio, la frustrazione, la delusione, l’avversione, l’accettazione, la disapprovazione, l’effetto del giudizio espresso o temuto, la vicinanza, il distacco, il coinvolgimento ecc e tutte le diverse gradazioni in cui ogni emozione si declina é una necessitá ineludibile per ogni essere umano per un vivere equilibrato e soddisfacente.
Cos’é la Teoria della Mente?
Per Teoria della Mente si intende la capacità di usare un punto di vista diverso dal proprio, di ruotare a 360 gradi nelle varie possibilità di interpretazione di un dato di realtà, di potersi dunque mettere nei panni dell’interlocutore e comprendere il suo punto di vista. La teoria della mente ci permette di guardarci con occhio estraneo permettendoci di “sapere come ci vedono gli altri” e tenerne conto oltre che di capire e riconoscere dalle reazioni degli altri “il significato dei nostri comportamenti” e poterci correggere.
Senza la Teoria della Mente il punto di vista dell’altro può apparire incomprensibile e spesso inaccettabile.
Cosa sono i Modelli Operativi Interni (MOI)?
I Modelli Operativi Interni (MOI o InternalWorkingMemory) sono delle rappresentazioni mentali che hanno la funzione di veicolare la percezione e l’interpretazione dei dati di realtà consentendo all’individuo di fare previsioni e crearsi aspettative sugli avvenimenti della propria vita anche relazionale. Questo non vuol dire che tali rappresentazioni siano affidabili e delle copie esatte del mondo reale.
I MOI contengono i valori, i significati e i giudizi che il bambino costruirà di se stesso nelle relazioni di attaccamento coi genitori ma anche quei valori con cui pensa di essere tenuto in considerazione dai suoi genitori. Questi valori contenuti nei MOI guidano il comportamento nella relazione di affetto e fiducia con la madre prima e in tutte le altre relazioni dopo.
La loro utilità risiede nel fatto che i MOI rendendosi evidenti nella relazione psicoterapeutica, permettono al terapeuta di conoscere il modo di operare del paziente e di aiutarlo a comprendere come ha interpretato il mondo prima che arrivasse da noi.
Attaccamento
L’Attaccamento è una strada, un viaggio ed una direzione impressa alla nostra esistenza.
“A un certo punto della loro vita, la maggior parte degli esseri umani, desidera avere dei bambini, e desidera anche che i propri figli crescano sani, felici e fiduciosi di sé. Per quei genitori che ottengono questi risultati, le soddisfazioni sono grandi; ma per coloro che, pur avendo dei bambini, non riescono a crescerli sani, felici e fiduciosi di sé, le pene, sotto forma di angoscia, frustrazione, attrito, e forse anche vergogna o colpa, possono essere severe.
Impegnarsi a fare i genitori, significa perciò mirare in alto.
Inoltre, poichè fare il genitore con successo è una chiave di volta per la salute mentale delle nuove generazioni, abbiamo bisogno di sapere tutto il possibile riguardo le molteplici condizioni sociali e psicologiche che influenzano in senso positivo o negativo lo sviluppo di tale processo.”
Bowlby, nel formulare la propria teoria dell’attaccamento, si basò ampiamente su due differenti modelli tratti dalle ricerche sugli animali: l’imprinting, studiato da Konrad Lorenz e le ricerche sperimentali sulla separazione dalla madre nei macachi, effettuate da Harry Harlow e Robert Hinde.
Bowlby, con la sua teoria sull’Attaccamento ha rivoluzionato il modo di concepire l’intero sviluppo umano. Il suo modello infatti non si limita a dar conto dello sviluppo affettivo o dello sviluppo delle emozioni nei primi anni di vita. Esso si pone come un paradigma che, da un lato, enfatizza l’importanza dei legami affettivi ai fini dell’acquisizione della competenza sociale e dell’adattamento all’ambiente, e, dall’altro, getta nuova luce sia sul modo di intendere l’eziologia dei disturbi mentali e della condotta, sia sul continuo intreccio tra fattori affettivi, cognitivi e sociali durante tutto il ciclo di vita dell’individuo.
La capacità di creare relazioni è stata uno dei principali oggetti di studio della psicologia dello sviluppo che, in anni recenti, si è concentrata particolarmente sul primo legame affettivo del bambino. Tale relazione è generalmente chiamata attaccamento e può essere definita come un legame di lunga durata, emotivamente significativo, che il bambino sviluppa nei confronti dell’ adulto o degli adulti che si prendono cura di lui.
(La ricerca di vicinanza fisica appare come il fulcro dell’attaccamento; infatti, anche se successivamente la relazione di attaccamento diventa estremamente sofisticata e astratta, spostandosi progressivamente da un piano spaziale e fisico a uno relazionale, la sua finalità immediata, almeno nell’infanzia, sembra risiedere proprio nel produrre come risultato la prossimità fisica al genitore.)
Il comportamento genitoriale, negli esseri umani, non è nè il prodotto di un istinto genitoriale, nè il semplice prodotto dell’apprendimento. Bowlby affermava che abbia forti radici biologiche, il che spiega le emozioni molto intense associatevi, ma le caratteristiche specifiche con cui tale comportamento si manifesta in ciascuno di noi dipendono dalle nostre esperienze, infantili, adolescenziali, prima e dopo il matrimonio, ed esperienze con ogni singolo bambino (Bowlby, J., 1988).
Il bambino sviluppa, nel corso delle interazioni ripetute con il genitore, un modello assai complesso della figura di attaccamento e, parallelamente, un modello complementare di sè stesso: le due facce compongono una rappresentazione della relazione tra i protagonisti; un bambino, quindi, che ha costruito un modello operativo interno della figura di attaccamento come amorevole, disponibile ed attenta ai suoi bisogni, interiorizzerà un modello complementare di sè come degno e meritevole di cure. Da questo deriva una stretta connessione tra esperienza di cure e sviluppo dell’immagine di sè e dell’autostima.
I modelli che ne derivano ( Modelli Operativi Interni) sono relativamente stabili e possono operare automaticamente senza il bisogno di una valutazione consapevole.