La storia di Denise
Questo caso è quasi completamente raccontato con le parole della paziente attraverso i trascritti delle sedute.
Denise é una professionista che vive a Milano, ha 33 anni, convive da cinque anni con Davide, soffriva da 13 anni di una sensazione di impedimento al passaggio del cibo nel tratto faringo-esofageo a cui spesso si associava un senso di asfissia. Il suo percorso, iniziato nel 2014 e durato 18 mesi, finito dopo due anni, ha un ultimo follow-up a gennaio 2021.
Denise é bellissima, alta un metro e ottanta ed é molto sottopeso.
COME DENISE DESCRIVE IL SUO DISAGIO: LA DISFAGIA
«…io domani sera avrei una cena…non so se andare…ho paura di non riuscire a mangiare e ho paura che la gente se ne accorga…il mio modo di mangiare non è normale…sono lentissima… tengo in bocca il cibo fino a quando ormai non é liquido… Se deciderò di andare speriamo vada bene… non si può morire soffocati con i bocconcini che faccio io, ma lo dimentico spesso. Vorrei tanto godermi una serata a tavola… come fanno tutte le persone di questo mondo… sarebbe bello godere di una cena fuori…non mi accade da anni… tanti… troppi… invece sono sempre rigida… non riesco a parlare perché troppo attenta a ciò che faccio… Cioè mangiare… oggi proverò a spostare l’attenzione su altro»
«La cena è stata un disastro..ho preso una zuppa di cereali…non sono riuscita a mangiare se non un cucchiaio… e due chicchetti alla volta di orzo…non so, presto molta attenzione alla consistenza del cibo, se è scivoloso, molle, se può scivolarmi in gola e farmi soffocare…non apprezzo il sapore, ma sto solo attenta se dalla bocca riesco a buttarlo giù e mentre gli altri hanno mangiato quanto avevano ordinato io sono riuscita a mangiare un cucchiaio di zuppa… Mi sento molto giù e delusa da me stessa perché sono in questo limbo da ormai 13 anni…desidero con tutta me stessa finire un piatto in tranquillità e non lasciare tutto lì… non sono in grado di mangiare un’insalata perché penso che le foglie di lattuga mi possano rimanere attaccate in gola, non mangio una zuppa di cereali perché penso che i cereali e i legumi mi possano scivolare in gola e farmi soffocare…ho paura di soffocare con il cibo!»
«…prima ero cicciotella, pesavo 83 kg, poi ho iniziato a mangiare sempre meno, più lentamente, poi sono intervenuti gli attacchi di panico, in Canada, in Francia, a Roma, in Germania con percorsi di psicoterapia e di analisi senza feeling… Volevo fuggire da mio padre, molto severo, identico al suo, mio nonno paterno: non potevo aprire bocca, esprimere opinioni, non potevo dire la mia, conservatorio, pallacanestro, bene a scuola a lui non bastava mai,…mi ha dato delle sberle perché volevo lasciare il Conservatorio, sberle e schiaffoni in testa… ho lasciato chitarra classica al 7* anno. Ero entrata a Bologna per iscrivermi e sono tornata indietro. A casa mia si parla urlando, non esiste la capacità di ascoltare…come è sempre stato a casa dei nonni»
DOPO TRE MESI
«Pranzi e cene non stanno andando molto bene, provo vergogna, mi sento in imbarazzo quando mangio davanti agli altri, a casa se non riesco a buttare giù il boccone ormai liquido sputo, ma fuori non posso farlo, e questa è la mia difficoltà quando sono fuori …mi sento sempre fuori luogo, ho spesso paura di scegliere il momento sbagliato per dire le cose e a volte per paura di fare una brutta figura, faccio figuracce…e risulto inadeguata. Mi sento costantemente una Bridget Jones…»
DOPO ALTRO TEMPO QUALCOSA INIZIA A CAMBIARE
«l’altra sera ho pensato a cosa significhi avere un ruolo….La mia difficoltà sta nel capire esattamente che ruolo ho io in certe situazioni…se il mio ruolo è marginale. Non è giusto lasciarmi trasportare come se fossi io il soggetto intaccato…ieri sera ho sentito del bambino morto per soffocamento a 4 anni per un boccone – un pezzo di mozzarella…allora quando ho sentito la notizia ieri sera mi si è gelato il sangue…ma poi mi sono detta: io che ruolo ho in quella situazione, con quella famiglia, con quel bambino che rapporti ho? Nessuno!…e allora perché devo stare male io? È successo a mio figlio o a qualcuno che conosco? La risposta è no, ma alla fine ho ceduto e mentre stavo mangiando, non so cosa mi è scattato, ho provato soffocamento anche io…e ho lasciato ciò che stavo mangiando…non riuscivo più a buttare giù il cibo…è assurdo di come la mia mente possa prendere il sopravvento in certe situazioni»
E DENISE COMINCIA A RILEGGERE SE STESSA
«Con lei, Elvira, i primi mesi se mi sentivo capita e sostenuta andava benissimo. Se le scrivevo e lei mi rispondeva andava benissimo. Non ho idea di quanto l’abbia fatta lavorare fuori dalla seduta (e non mi interessava neppure saperlo…). Anzi alcune lenzuolate di mail mi dicevo che “doveva leggersele…”. Se le persone erano buone e comprensive con me, mi era dovuto, ma se poi qualcuno pensava ed esprimeva un parere diverso dal mio non mi stava bene…Perciò tra mio padre e Davide , se ci si metteva anche Lei Elvira a dirmi da quali altre prospettive guardare il mondo ci cresceva proprio…».
«Ho riflettuto sulla seduta precedente e sul modo particolare di svalutare gli altri che usavo da sempre … è vero, io ho sempre pensato di essere migliore degli altri e ho sempre fatto di tutto per esserlo anche agli occhi dei miei genitori. Ho sempre creduto – sbagliando – di poter fare affidamento solo su me stessa perché giudicavo gli altri incapaci, inaffidabili, e non in grado di capire effettivamente di cosa avessi bisogno…per tanti anni sono stata così e per tanti anni ho avuto questo atteggiamento anche nei confronti di Davide… ed è per questo che ho sempre avuto paura di chiedere aiuto: perché ho sempre creduto che nessuno potesse aiutarmi, perché non mi sono mai fidata di me stessa e dunque di nessun altro…e forse anche per questo ho sempre avuto delle relazioni svalutanti, raccontandomi che erano a favore della mia libertà e della mia indipendenza…e stavo commettendo lo stesso errore con l’unico uomo che io abbia mai amato…ma per fortuna ho aperto gli occhi prima che potesse essere tardi e sto capendo davvero dove ho sbagliato in tutti questi anni…e questo grazie a Lei…Mi hanno colpito le sue parole Elvira: “guarda il mondo come se ci fossero altri mille a guardare insieme a te la stessa identica cosa”. Migliora tutto, ho ricevuto mail da persone che mi ringraziavano per la mia gentilezza e considerazione, é bastato solo pormi in modo diverso nei confronti della vita, eh si, la realtà é quella che noi ci creiamo nella mente, e quindi se la vedo bella sarò circondata da cose belle…»
«Davide non sapeva fare e non capiva nulla di certe cose…chiedeva aiuto per fare dei biglietti sul web? Io mi arrabbiavo… Gli dicevo che era proprio stupido…E siccome io lo sapevo fare e lui no, lui per me era un cretino…Mi stupisco che mi abbia sopportata, deve amarmi moltissimo…mi ha conosciuto che lavoravo a Montecarlo in un momento bellissimo e in un mondo diverso dal suo…Gli sembravo irraggiungibile…Mi ha supportato per anni a frullarmi anche il riso che sputavo nel cucchiaio. Non trovava una cosa e gli dicevo: “vedi che sei proprio scemo”…ora gli continuo a ripetere quanto é splendido…se li merita tutti i miei complimenti che non sono complimenti ma constatazioni di realtà … é l’unico a trattarmi come una regina, io lo insultavo e lui mi amava…».
Piange, «io al suo posto avrei detto “ma come cazzo ti permetti? “quindi?” Le chiedo se conosce la ragione per cui si comportasse così, mi risponde: «sono sempre stata cosi…mio papà era maltrattante, non lo faceva apposta, perché neanche io lo facevo volutamente, mi diceva che non ero capace a guidare, in tutte le cose in cui non riuscivo mi diceva che ero incapace; ho sempre vissuto pensando che lui sapeva fare le cose ed io no e mi ero convinta che non ne sarei mai stata capace…Che non ci sarei mai riuscita… é stato frutto della mia interpretazione del mio modo di sentire e di dirmi determinate cose… Sono andata avanti così. Con Davide le pulizie in casa le facciamo sempre insieme, lui cucina, apparecchia, mette lavatrice, prima, quando lui puliva il bagno io andavo a controllare… Lui mi diceva: “fai tu o faccio io?”
GLI AMICI RACCONTATI DOPO UN ANNO
«Mi ero sempre lamentata di non avere amici, ma appena ho detto che voglio andare a correre ho subito trovato chi si é aggregato a me, vado con la voglia di cambiare qualcosa e avvicinarmi in modo diverso agli altri. Avrei voluto incontrare lei tanti anni fa per risolvere prima i miei problemi e gli stati d’ansia che mi provocavano. Mi ricordo quando ci siamo trasferiti da Montecarlo qui a Milano, non avevo amici… Quest’estate é la prima estate in cui ho organizzato cena con 18 persone in un ristorante… ma dov’era tutto questo? Prima frequentavo queste persone ma mi tenevo distante. Dopo aver conosciuto lei ho passato un’estate fantastica, prima sempre solo io e Davide… ho riscoperto me e la gente intorno… Ho un’amica con cui mi trovo in modo fantastico…me. Dov’erano? Dov’ero io? Io non c’ero…da quando vengo qui ho riscoperto tutto questo, non credevo di poter vivere bene in questo posto, grazie a lei tutti i giovedì a ballare con mie amiche, Davide coi suoi amici, non l’avevo mai fatto da quando vivo qui. Mi è scattato qualcosa da quando vengo qui che mi ha fatto sentire….me stessa! Prima mi vergognavo, mi sentivo la bambina incapace, meglio non far nulla per non pensarlo o temere di sentirmelo dire… non conoscevo gli amici di Davide. In Germania sapevo che le cose belle erano destinate a finire perché sarei tornata in Italia, qui le cose belle so che dureranno…»
MI RACCONTA UN SOGNO
«Ho sognato che mi faceva una seduta insieme ad un’altra ragazza coi capelli a caschetto che si lamentava quasi sempre del mondo e di come andavano le cose. Sempre stanotte ho anche sognato che ero a una festa con mio padre e mia madre e facevamo il trenino… Lei Elvira arrivava durante la festa ed aveva sempre il suo ruolo e le puntualizzavo alcune cose importanti su un foglietto in cui le illustravo il da farsi e tutti erano interessati a quanto andavo dicendo»
Io faccio capire a Denise che quando é arrivata da me era come la ragazza col caschetto ed ora é l’adulta che sa come farsi ascoltare. Le verbalizzo che ha acquisito una migliore consapevolezza di come fosse prima e di quanto sia cambiata e si senta sicura di sé adesso, e Denise continua:
«quando sono arrivata qui non mi fidavo di nessuno, neppure a delegare qualcuno per farmi fare una fotocopia…dovevo controllare tutto, oggi posso avere grande rispetto e considerazione degli altri perché non mi fanno più paura»
LA CHIUSURA DEL PERCORSO
Quando Denise decise di smettere il Conservatorio, il padre perse la testa e mise la figlia con la testa in un secchio d’acqua. Denise credette di morire e si dissociò a tal punto da perdere quel ricordo che si manifestò per tutto il tempo attraverso il sintomo della disfagia: il corpo accusa il colpo (Van Der Kolk), ovvero la sindrome da stress post-traumatica invalidante o malattia psicosomatica .
«…ho avuto la fortuna di potermi regalare questo tempo trascorso con Lei, ho voluto farmi questo bel dono perché io valevo… Io grazie al suo aiuto ora mi voglio tanto bene, ho scoperto una intimità con Davide del tutto nuova, osservo il passato e sorrido pensando a tante cose, penso ai miei genitori e li vorrei avere qui, ora, per abbracciarli forte forte e per dire loro quanto bene voglio loro… Abbiamo fatto un bel lavoro insieme… tra i miei alti e bassi… ma grazie alla sua professionalità e alla mia costanza, abbiamo ottenuto il risultato che volevamo…»
«Ora nella mia vita ci sono altri obiettivi che sono ben chiari…prima era tutto offuscato…ora so ciò che voglio, e poi mi voglio davvero bene…quanto male mi sono fatta negli ultimi anni… avrei dovuto incontrarla prima, ma ho aspettato ed ecco… mi è capitata la cosa più bella che potesse accadermi: incontrarla! Grazie!»
Grazie a Lei Denise!